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Dott.ssa Arianna Castelnovo - 20-feb-2023 - Pedagogia
La Disortografia è un disturbo specifico dell’apprendimento che riguarda la componente costruttiva della scrittura e consiste nella difficoltà di scrivere in modo corretto da un punto di vista ortografico. È caratterizzato dal mancato rispetto delle regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto, in presenza di un livello cognitivo nella norma. Il bambino disortografico presenta una difficoltà nell’applicare le regole di conversione dal suono che sente alla parola scritta e quindi a riconoscere i suoni che compongono la parola, a individuare le regolarità o irregolarità ortografiche e a individuare il corretto ordine con cui questi elementi si compongono.
La disortografia consiste in una difficoltà nel realizzare il passaggio dal codice fonetico a quello grafemico. In altri termini, il bambino disortografico non è lo studente che non conosce le regole ma che nel tradurre in forma scritta il linguaggio parlato commette un numero eccessivo di errori, specialmente sotto dettatura, rispetto ai compagni della propria età/classe.
Il disturbo emerge in maniera evidente indicativamente intorno al secondo anno della scuola primaria, intorno ai 7/8 anni quando iniziano ad essere insegnate le regole di trasformazione fonema-grafema. L’apprendimento di tale processo trasformativo risulta deficitario e non automatizzato facendo sì che vengano commessi numerosi errori da punto di vista ortografico. Il bambino inoltre mostra una lentezza esecutiva nella realizzazione dei grafemi dovuta non tanto alla difficoltà del gesto motorio di realizzare l’allografo, ma un deficitario e non automatico richiamo della forma ortografica della parola dal lessico mentale. Si tratta di bambini che durate il dettato in classe rimangono spesso indietro, nei compiti in classe producono poche frasi composte da un numero limitato di parole e consegnano in ritardo il loro elaborato. A volte le difficoltà ortografiche sono accompagnate da difficoltà nell’area grafica e interessano la qualità del tratto. Vi sono bambini che faticano ad impugnare correttamente la penna e/o mantenere una velocità del tratto adeguate all’età. Per questi bambini scrivere diventa un atto complesso, accompagnato a volte da poca leggibilità del tratto grafico e da dolore al braccio: in questo caso si parla di Disgrafia. I due disturbi, Disgrafia e Disortografia si presentano spesso in modo associato.
Gli errori commessi dai bambini con disortografia possono essere suddivisi in tre grandi categorie:
– Inversioni come lì al posto di il;
– Omissioni di lettere o sillabe come foco al posto di fuoco oppure girnata per giornata;
– Inversioni di lettere o sillabe come sole al posto di sale o pano per mano;
– aggiunta di lettere o sillabe come anedare al posto di andare.
– Separazioni illegali come in tanto al posto di intanto oppure in sieme per insieme;
– Fusioni illegali come mimetto al posto di mi metto;
– Scambio grafema omofono come squola al posto di scuola;
– Omissione o aggiunta della lettera h;
– Omissione o aggiunta dell’apostrofo come lacqua per l’acqua.
– Omissione o aggiunta di consonante doppie come saso al posto di sasso;
– Omissione o aggiunta di accenti come felicita al posto di felicità.
Le cause della Disortografia sono di natura neurobiologica e sono da individuare nel malfunzionamento e nella scarsa integrazione delle aree cerebrali coinvolte nel processo di scrittura e di quelle deputate alle competenze associate. Perché si giunga a un uso corretto della lingua scritta sono necessarie abilità integre relative all’attenzione, alla memoria, allo spazio e al tempo, alla capacità sequenziale, al ragionamento e all’astrazione di concetti, aspetti questi non ben integrati nel processo di scrittura del bambino disortografico. Molti studiosi riconoscono, inoltre, cause genetiche: infatti, spesso, questo disturbo è di natura ereditaria. La probabilità di essere disortografico è otto volte maggiore nei bambini i cui genitori hanno un disturbo inerente alla sfera dell’apprendimento.
È inoltre risaputo che esistono molteplici fattori che influenzano la possibilità di sviluppare una Disortografia, come:
La disortografia, rendendo difficile un apprendimento automatizzato, porta a un evidente dispendio di energie nei compiti scritti, affaticando l’alunno che appare, nel confronto con i compagni, non motivato allo studio e disattento. Il rimanere sempre indietro nella dettatura, i numerosi segni rossi nei loro compiti e l’essere sempre gli ultimi a consegnare gli elaborati scritti, portano i bambini con tale diagnosi a sperimentare malessere psicologico più o meno marcato con conseguente manifestazione di ansia, bassa autostima, scarsa fiducia nelle proprie capacità e, in casi estremi, depressione. Spesso nei casi più gravi si assiste a atteggiamenti oppositivi o, addirittura, rifiuto nello svolgere compiti scritti. È frequente, inoltre, l’associazione con altre problematiche relative alla sfera dell’apprendimento, come la dislessia, discalculia o disgrafia.
L’età minima in cui è possibile effettuare la diagnosi di disortografia coincide con la conclusione del secondo anno della scuola primaria. In questa fase, infatti, viene completato il ciclo dell’istruzione formale al codice scritto. La diagnosi, fatta da specialisti esperti mediante specifici test, permette di comprendere a fondo le problematiche specifiche. Le figure professionali che si occupano e concorrono alla diagnosi clinica sono il neuropsichiatra infantile, lo psicologo, il logopedista.
L’iter di valutazione prevede:
a) livello intellettivo;
b) lettura nelle componenti della correttezza e della rapidità sia di un brano che di parole e non parole;
c) scrittura nella componente di dettato ortografico, dettato di parole e non parole;
d) calcolo nella componente del calcolo scritto e del calcolo a mente.
e) comprensione del testo scritto
La disortografia, sebbene dipenda da fattori neurobiologici non correggibili, nella maggior parte dei casi e a seconda della gravità del deficit, diminuisce con appropriati interventi abilitativi, giungendo a un lento e progressivo miglioramento. Per la disortografia si propongono trattamenti nei quali le istruzioni vengono rese esplicite, dove vi sono possibilità ripetute di esercizio e dove è immediatamente fornito il feedback sul risultato. Il trattamento viene effettuato a più livelli, a seconda della gravità del disturbo e/o dell’età del bambino:
- Riabilitazione delle componenti fonologiche e metafonologiche: a seconda delle caratteristiche cliniche dell’alunno, può essere opportuno riabilitare le componenti fonologiche e metafonologiche; si insegna al bambino a “giocare” sui suoni (foni e fonemi) attraverso la segmentazione sillabica, il riconoscimento di suoni simili e delle rime.
- Insegnare la mappatura dei suoni del linguaggio: Per far apprendere la mappatura dei suoni, si favorisce la trasformazione segno-suono, coinvolgendo i processi di tipo fonetico e visuo-spaziale.
- esercizi di letto-scrittura attraverso esercizi di lettura di dittonghi, sillabe e, in séguito, parole, scrittura di dittonghi, sillabe, e, successivamente, parole. Si parte da parole bisillabe piane (es. mare), successivamente, i vocaboli potranno essere di complessità crescente e infine si introducono termini in cui sono presenti gruppi di sillabe con transcodifica più complessa (GN, SC, GL). L’obiettivo di tali esercizi è quello immagazzinare la rappresentazione ortografica di un numero sempre maggiore di parole rendendo possibile la loro rievocazione immediata, ai fini di una lettura più scorrevole e/o di una riproduzione scritta più corretta.
Gli interventi vengono condotti con strumenti carta-matita e con tecnologie informatiche (compresi i programmi di videoscrittura con sintesi vocale). Data l’influenza reciproca delle abilità di lettura e scrittura, si sostengono e si potenziano le abilità di lettura al fine di migliorare la rappresentazione ortografica attraverso l’immagazzinamento e il potenziamento lessicale.
Gli insegnanti, una volta riconosciuto il problema e ricevuta la diagnosi di disortografia, dovrebbero redigere il PDP, il piano didattico personalizzato ovvero un documento ufficiale che contiene l’indicazione degli strumenti compensativi e delle misure dispensative adottate per l’alunno DSA. È necessario tenere conto di tale diagnosi nella valutazione e nella presentazione delle prove di verifica. Per esempio, per la lettura, accordarsi con il bambino riguardo alla lettura ad alta voce in classe, non penalizzarlo in caso di errori o lentezza; nei compiti scritti, concedere un po’ di tempo in più rispetto al resto della classe nello svolgimento dei testi, invitare il bambino ad autocorreggere il testo, tenere distinta la valutazione della forma da quella del contenuto; nelle prove di verifica scritte, presentare i testi in un carattere piuttosto grande e su pagine non troppo dense. Se, malgrado un intervento riabilitativo mirato, il disturbo permane e per il bambino risulta pesante affrontare le discipline scolastiche, è importante impegnarsi perché non perda la motivazione nelle discipline scolastiche e la possibilità di accedere a nuove informazioni e apprendimenti. È necessario, pertanto, offrirgli degli strumenti dispensativi e compensativi che gli consentano di apprendere i contenuti disciplinari in modo autonomo, migliorando il proprio senso di autoefficacia.
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