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Dott.ssa Arianna Castelnovo - 13 Gennaio 2023 - Psicologia
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento, detti anche DSA, sono disturbi del neuro-sviluppo che coinvolgono uno specifico dominio di abilità (la capacità di lettura, scrittura e calcolo), lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale, cioè l’intelligenza. I DSA sono classificati in base alla difficoltà che determinano:
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento costituiscono una delle patologie più frequenti: la prevalenza nella popolazione italiana è stimata tra il 3 e il 5%. La rilevanza dell’argomento è dovuta, oltre che alla sua alta prevalenza, anche alle conseguenze che questi disturbi determinano a livello individuale, traducendosi spesso in abbassamento del rendimento scolastico, prematuro abbandono scolastico nel corso della scuola secondaria di secondo grado e conseguente riduzione della realizzazione delle proprie potenzialità sociali e lavorative.
L’ingresso nella classe prima elementare è di solito cruciale per l’individuazione dei bambini che potrebbero sviluppare questo tipo di disturbo; infatti, i DSA si manifestano con l’inizio della scolarizzazione. Nonostante ciò, per porre diagnosi di DSA, in particolare di dislessia, disortografia e disgrafia, si attende il termine della seconda classe primaria, al fine di garantire una sufficiente esposizione all’insegnamento delle abilità dei letto-scrittura. Per il calcolo invece si attende la conclusione del terzo anno di scuola primaria.
Spesso i bambini o ragazzi con DSA vengono erroneamente considerati svogliati, pigri, poco motivati, che non si applicano a sufficienza, in realtà alla base della loro difficoltà di apprendimento c’è un diverso funzionamento neurale del cervello, che determina una scarsa automatizzazione dei processi di lettura, scrittura e calcolo. Questo non significa che chi ha un DSA non imparerà a leggere, scrivere e fare calcoli ma che necessiterà di tempi più lunghi di apprendimento, metodi di insegnamento alternativi e strumenti per compensare queste difficoltà che gli permettano un apprendimento efficace.
Le cause dei DSA non sono ancora del tutto note ma a riprova dell’origine genetica del disturbo vi è la sua alta familiarità, ovvero bambini di genitori con DSA hanno più probabilità di avere lo stesso disturbo rispetto a bambini di genitori senza DSA. Non è difficile, infatti, che genitori di questi bambini riportino di aver incontrato da piccoli le stesse difficoltà del figlio, anche se magari all’epoca non era stata fatta nessuna diagnosi. L’origine neurobiologica determina il fatto che le difficoltà di apprendimento accompagnano la persona nel corso della vita, non si “guarisce” dall’essere DSA, anche se tali difficoltà possono essere compensate con una diagnosi precoce e una buona attività di potenziamento e riabilitazione.
Se si hanno dei dubbi sul proprio bambino è bene non aspettare ma rivolgersi immediatamente ad un’equipe autorizzata per la diagnosi di DSA (che deve essere composta da neuropsichiatra infantile, psicologo e logopedista). In secondo luogo, un trattamento riabilitativo messo in atto da uno psicologo esperto, insieme ad un adeguato supporto scolastico e ad un uso efficace degli strumenti compensativi e dispensativi, può aiutare il bambino o il ragazzo a migliorare le prestazioni deficitarie ma anche insegnargli a sfruttare le proprie risorse per avere successo nella vita scolastica, a dispetto della sua specifica difficoltà.
A seguito di una certificazione di DSA la scuola ha il compito di redigere un P.D.P., ovvero un Piano Didattico Personalizzato: un documento ufficiale che contiene l’indicazione degli strumenti compensativi e delle misure dispensative adottate per l’alunno DSA. La legge 170/2010, infatti, indica che gli studenti con DSA o altri bisogni educativi speciali possono beneficiare di misure educative e didattiche di supporto, di una didattica individualizzata e personalizzata, progettata tenendo conto delle difficoltà e dei punti di forza del singolo alunno, che rispetti il suo modo di imparare e garantisca il suo diritto allo studio e all’apprendimento.
Gli strumenti compensativi sono strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria. Tali strumenti alleggeriscono l’alunno o lo studente con DSA da una prestazione resa difficoltosa dal disturbo. Tra questi strumenti è possibile trovare: la sintesi vocale, che trasforma un compito di lettura in un compito di ascolto; il registratore; i programmi di video scrittura con correttore ortografico, la calcolatrice, che facilita le operazioni di calcolo; l’uso di tabelle, mappe concettuali e formulari.
Le misure dispensative sono invece interventi che consentono all’alunno o allo studente di non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo, risultano particolarmente difficoltose. Per esempio, non è utile far leggere ad un alunno con dislessia un lungo brano a voce alta, in quanto l’esercizio, per via del disturbo, non migliora la sua prestazione nella lettura e potrebbe inoltre potare a frustrazioni a causa di una prestazione non corretta. Rientrano tra le misure dispensative le interrogazioni programmate, tempi più lunghi per le verifiche, minor quantità di esercizi etc.
L’adozione delle misure dispensative e degli strumenti compensativi viene sempre valutata sulla base dell’effettiva incidenza del disturbo sulle prestazioni richieste, in modo tale da garantire il benessere psicologico e il successo scolastico degli alunni.
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